mercoledì 26 novembre 2008


Ed è qui che fuggo. Lascio qualcosa, mi nascondo o semplicemente vado. Chissà per quale posto, per quanto tempo. La cosa certa è che sono di passaggio. E questa ferrovia me lo ricorda. Le rotaie ghicciate, arrugnite dal tempo e questo cielo cosi cupo. Mi affaccio fuori dal finestrino per rendermi conto bene di cosa c'è fuori. Lo osservo ed i pensieri si srotolano come carta. Pioverà? Comunque io sarò qui dentro a ripararmi, nell'attesa di qualcosa. Sarà forse più triste il mio ritorno, al quale probabilmente ci sarà qualcuno li ad aspettarmi, ma la cosa strana è questa sensazione che non ci sia proprio nessuno. Sento odore di caffè in questo treno. Mi volto ed un signore beve in una tazzina di plastica il suo caffè nero. Mi è venuta voglia anche a me. Ma preferisco aspettare. Sono infreddolita, non ho la voglia di spostarmi da questo sedile vicino al finestrino. Devo ancora aspettare che cambi il panorama. Devo aspettare per fumarmi una sigaretta. Per avere un pò di compagnia devo aspettare. Pensavo intanto..che magari sarebbe stato bello il posto che avrei visto quando il treno si fosse fermato. Chissà per quale luogo. ma preferisco immaginare qualcosa che non so. preferisco aspettare. non fremo per sapere. Sono qui per immaginare. anche se ciò comporterebbe di sicuro una delusione. l'immaginazione è sempre qulcosa che va al di là della realtà e non lo farebbe. non potrebbe deludermi. Non dovrei rivelare chi o cosa aspetto di trovare alla fermata del treno. E di fatti non lo farò, lo terrò tra me e me nell'attesa. ma ora. ora sono qui. e non mi trovo nemmeno su di un treno e tutto ciò che vorrei non esiste. dietro di me c'è un televisore, una scatola quadrata che canta buon natale! un bicchiere di acqua vicino al computer e guardo questa immagine che ho scattato in un luogo che non ricordo più.

mercoledì 5 novembre 2008

Presidenziali USA 2008

THE NEW YORK TIMES - «OBAMA: cadono le barriere razziali, gli elettori accolgono la richiesta di cambiamento»: il quotidiano della Grande Mela, che si era pubblicamente schierato con il candidato Democratico, accoglie con soddisfazioni e a caratteri cubitali la vittoria del senatore dell’Illinois sulla sua edizione on-line. «McCain sconfitto, l’eredità di Bush rifiutata», titola l’articolo principale, mentre per Obama «non è tempo di allori, il difficile viene adesso». Gli editoriali sono dedicati al «44esimo Presidente, Barack Hussein Obama», cresciuto «al di fuori della corrente del potere e della ricchezza americani»; Thomas Friedman - che titola il suo fondo «Finire il nostro lavoro» nota come il 4 novembre 2008 «la Guerra Civile americana sia finalmente terminata, con un afroamericano alla Casa Bianca. Un evento che non ha paragoni nella democrazia occidentale nonostante la condiscendenza europea nei confronti dell’America razzista»