lunedì 18 maggio 2009


Ho sognato che non saremmo mai stati insieme sempre e comunque, ma così vicini da non accorgercene. Ho colorato, quando ne avevo voglia, il cielo delle mie fantasie più bizzarre. Ho intrapreso strade seguendo le traccie che più mi attiravano, quei colori più vivaci, quei luoghi più coperti, quegli oggetti da rovesciare per accorgersi dei dettagli, per capire che non è tutto come sembra finchè non lo vivi, finchè non lo scopri, finchè non lo tocchi con mano per sentire di cosa è fatto. Ho lasciato le mie traccie in giro quà e là, per far si che un odore, un sapore, una frase, potessero appartenermi anche a distanze più lontane. Ho voluto capire anche soffrendo un pò. Ho voluto non capire per testardaggine, che mi va bene ciò che so, che non importa se potrei essere di più, che sono quello che sono e non vorrei essere nient'altro. Certi sapori sono più buoni se quando li assaggio chiudo gli occhi per goderne della più piccola essenza, che a volte andare di fretta rovina tutto. Mi immagino guardandomi riflessa negli altri, mi guardo e mi sorrido a volte, mi imbarazzo altre ancora, non mi capisco. Mi ritrovo dentro me stessa a conversare ore ed ore, ma cosa ci siamo dette? Sentendo il profumo di quei fiori mi domandavo come potessero farmi allergia. E' la cosa più bella che non sempre è ciò che fa al caso nostro. E questa vita che mi ha intrappolato come mai riesce sempre a sorprendermi? Di cosa è fatta? Quanti elementi dovrei cercare, riunire, mettere insieme per dare un sinonimo alla vita, per rendere l'idea della sua essenza. Non vorrei tralasciare nemmeno le cose più banali, ci appartengono anch'esse. E a me non mi importa che in questa vita niente sia una certezza, è proprio la curiosità la madre dell'intelletto, colei che mi manda sempre avanti.